Recensione in anteprima (senza spoiler) – Dopo Il risveglio della forza, firmato J.J. Abrams, è la volta di Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi, scritto e diretto da un altro regista cresciuto nel mito delle guerre stellari e dei personaggi creati da George Lucas, Rian Johnson. Dal 13 dicembre al cinema.
Quando si tratta di recensire una saga che fa dei colpi di scena uno dei suoi punti di forza, sicuramente, non è facile scriverne la trama dettagliata senza incorrere in spoiler. Possiamo dire senza rivelare troppo che il film inizia con i classici titoli di testa che ricapitolano la situazione. Siamo nel bel mezzo di una guerra tra Primo Ordine e la Resistenza. I ribelli della Resistenza son stati scoperti e devono scappare. Nel frattempo sia Rey (Daisy Ridley) sia Kylo Ren (Adam Driver) devono fare i conti con il proprio passato e le proprie paure e forze. Finn (John Boyega) è dove lo abbiamo lasciato, cioè in animazione sospesa per le ferite ricevute. Luke Skywalker (Mark Hamill) si trova a dover far fronte a una visita inaspettata, quella Rey che vediamo alla fine de “Il risveglio della forza”, sull’isola.
“Star Wars” di nome e di fatto perché si inizia subito con una guerra stellare. Le navi del Primo Ordine arrivano sul pianeta della Resistenza con le movenze mutuate dai famosi salti delle navi di “Battlestar Galactica”. E’ una parte di azione pura, di grandi effetti speciali e di un susseguirsi di inquadrature, a volte un po’ confuse. L’idea da dare allo spettatore è chiara: si correrà parecchio e le battaglie saranno sempre dietro l’angolo. Molto più vicino a “Rogue One” rispetto al capitolo precedente“Il risveglio della forza”.
“Star Wars gli ultimi jedi” è anche un film che cerca di approfondire due personaggi, quelli che, pian piano diventano i protagonisti: Rey e Kylo Ren alias Ben Solo (bisognerebbe aprire un capitolo a parte su come in italiano il suo nome sia alquanto “segnante”). Di Rey, lo spettatore vorrebbe sapere il nome o i volti dei genitori e nel film, lo spettatore, in qualche modo viene accontentato. Kylo Ren invece abbandona la maschera. E’ un chiaro segnale di rottura con l’estetica del passato. Quella forma, quell’apparenza di cui è stato vittima il precedente capitolo VII. Troppo preoccupato di rimanere fedele alla saga ma incapsulato in un simil remake. Sinceramente, in questo film Adam Driver è ancor più apprezzabile.
Questa nuova avventura di Star Wars non solo è qualcosa di originale sotto diversi punti vista ma è anche una precisa volontà di rischiare. Quello che non aveva fatto “Il risveglio della forza”. “Gli ultimi Jedi” si fanno carico di essere un anello di congiunzione tra il passato da trattare con rispetto ma dal quale allontanarsi senza dimenticarne la propria provenienza e il futuro che dovrà ancora essere costruito e, anzi, ricostruito vista la situazione tragica della Resistenza.
Un buon ritmo, una buona regia, una discreta sceneggiatura che si prende anche in giro quando cita:
“che la forza sia… no dillo tu, io l’ho già detto troppe volte”
completano una buona recitazione da parte di tutto il cast. Le sorprese non mancano e lasciano sbalorditi o perplessi i fan più accaniti. La fotografia, a tratti vera e propria poesia, è sublime in diverse scene. Una su tutte, quella accennata nel trailer: la battaglia tra scie rosse su fondo bianco: un bell’impatto visivo.
Uno dei difetti di questo “Star Wars: gli ultimi Jedi” è costituito dal “troppo”. E’ un film troppo lungo e non perché si fatichi ad arrivare alla fine, la noia qui non c’entra, si tratta piuttosto di fruibilità a lungo termine, nel corso degli anni potrebbe pesare per successivi visioni. C’è troppa storia in realtà. Gestire diversi personaggi non è facile e se da una parte alcuni personaggi sono ben approfonditi e delineati anche scavando nel loro passato, altri purtroppo, paradossalmente per mancanza di tempo vengono liquidati con troppa poca facilità.
Niente di grave ma gestire Luke Skywalker, la sua scelta da eremita, Kylo Ren, il suo passato, i suoi dubbi, Rey, il suo passato, il suo presente e il suo futuro, l’ultima annunciata apparizione di Carrie Fisher nei panni di Leia Organa, Snoke, chi è e chi non è, Finn, Poe, ecc diventa impresa ardua ma nulla in confronto all’errore di essere un film “troppo divertente”.
Preciso meglio, non è giusto indicare troppo in questo modo. Il film diverte ma ha, al suo interno dei momenti, delle battute troppo sbagliate per scelta di tempi e soprattutto situazioni. Di battute in Star Wars ce ne sono sempre state in tutti i film della saga e non hanno mai disturbato. Qui si, purtroppo alcune volte queste battute spezzano inutilmente la tensione e se questo è un tentativo di imitare lo humour di “Guardiani della Galassia” o del controverso “Thor Ragnarok”, l’esperimento è fallito miseramente.
“Star Wars: gli ultimi Jedi” ha un finale entusiasmante. Battaglie, colpi di scena, riflessioni, e, soprattutto uno sguardo netto verso quel futuro che ha inizio nuovamente. L’ottavo capitolo della saga più seguita al mondo è un film da vedere, probabilmente da digerire in alcune sue parti, ma sicuramente da incastrare all’interno di un discorso di tre film. Attendiamo il terzo cioè il nono capitolo che, necessariamente, dovrà dare altre risposte.
Come direbbe qualcuno di nostra conoscenza ma, a modo suo:
“Il fallimento è il miglior maestro”
Infine: un commento sui Porg? Bellini la prima volta che li vedi, carini la seconda che li incontri in una scena, a tendere diventano sopportabili come i triboli di Star Trek. Utili solo per il marketing, utilità nell’economia del racconto pari a zero.
Voto: 7,2