Recensione in anteprima – Venezia 73 – In concorso – Nuovo film di Roan Johnson che punta tutto sulla commedia. Un film divertente che affronta con il sorriso un tema importante tra adolescenti. Esce il 20 ottobre nei cinema.
Quando arrivano le difficoltà il Samurai se ne rallegra. Forse è perché è scemo, direbbe Cate. No, risponderebbe Ferro: è che quando l’acqua sale, la barca fa altrettanto. Per Ferro e Cate saranno i nove mesi più burrascosi delle loro vite, anche se loro non hanno ancora capito la tempesta che sta arrivando: alla bambina ci penseranno quando nasce. E poi comunque devono preparare la maturità insieme al Patema e agli altri amici, il viaggio in Spagna e Marocco, vogliono pensare all’estate più lunga della loro vita, alla casa dove stare insieme, ai loro sogni di diciottenni
Roan Johnson sbarca al Lido con il suo film in concorso a Venezia 73. Un film che ha come protagonisti degli adolescenti e che si rivolge prettamente ai giovani. Chi vi scrive è di solito abbastanza restio a voler visionare i film italiani e si è avvicinato alla nuova opera del regista italo-inglese con qualche pregiudizio (e qualche commento non propriamente positivo dovuto alle visioni precedenti dei colleghi).
I 98 minuti di “Piuma” non si sentono e il film è realmente leggero quale vuol essere pur intercettando argomenti seri e sentimenti molto importanti nella vita degli adolescenti ma, in generale, di tutti. Si ride, si ride molto e di gusto durante il film ma è una risata ovviamente dettata dalla romanità e toscanità presente nei dialoghi. Una sceneggiatura più teatrale che cinematografica con alcuni personaggi che diventano macchietta in maniera, forse, troppo forzata nel testo.
Un personaggio su tutti: il padre Franco, un bravo Sergio Pierattini che cavalca bene il personaggio di un padre toscano stanco dei guai combinati dal figlio e della vita lavorativa a Roma. Molto cinico e volutamente, dalla sceneggiatura, estremamente pratico e insofferente. Le risate migliori e di gusto vengono fatte grazie alla sua presenza in scena che, purtroppo scade in una macchietta più adatta al teatro rispetto alla visione al cinema.
In realtà la vicenda narrata e il genere che vira oltre la commedia e si abbandona al comico sembra essere presa dal teatro, da quel teatro che, in pochi atti riusce a estremizzare gli stati d’animo, i sentimenti e i pensieri precisi e legati alla vita quotidiana. Un pregio questo essere legato, anche nella parlata, alla vita di tutti i giorni ma anche un grosso limite. Un limite che non aggiunge nulla al solito dilemma di una gravidanza non programmata tra adolescenti. Allo stesso tempo però l’argomento non è solo motore del film ma scusa per disseminare qua e là altri spunti di riflessione sul mondo del lavoro, sulla condizione degli anziani e sulla condizione della famiglia.
Non si approfondisce mai un singolo tema, cosa che poteva appesantire la commedia e l’interpretazione di tutto il cast ne risulta anche divertita in un susseguirsi di scene pensate per far ridere e, alcune volte per far piangere e commuovere. La costruzione della scena non funziona sempre e si vede ma nell’economia del film ci sta. Un film che non ha grandi pretese e conferma essere un semplice e leggero intrattenimento.
Un altro difetto non di poco conto in un festival, è costituto dall’est rema e radicata romanità dei dialoghi. Difficile, quasi impossibile tradurre in inglese o in altre lingue quei modi di dire e soprattutto quelle specifiche parole.
Un film divertente, non un capolavoro, una commedia che piacerà agli adolescenti e a chi ama il teatro.
Voto: 6,3