Recensione – Film di guerra con tutto il necessario del caso: bombardamenti, fucilazioni, aggressioni, impiccagioni, omicidi, pistole, fucili, mitragliatori, imboscate, carri armati. Insomma un film che esprime tutto il genere e lo fa con giusta suspence e buon ritmo.
Aprile 1945. Mentre gli alleati sferrano l’attacco decisivo in Europa, il sergente dell’esercito americano Don Collier, da tutti chiamato “Wardaddy” (Brad Pitt), guida un’unità di cinque soldati in una missione mortale dietro le linee nemiche a bordo di un carro armato Sherman (chiamato, appunto, “Fury”). Una missione temeraria ed eroica nel cuore della Germania nazista, ormai al collasso. In inferiorità numerica, disarmati e con una recluta giovane e inesperta nel plotone, Wardaddy e i suoi uomini dovranno ricorrere a tutto il proprio coraggio e alla propria arguzia per sopravvivere agli orrori della guerra.
A quasi un anno, sì avete letto bene, quasi un anno dall’uscita nelle sale americane il film giunge fino a noi. Negli Stati Uniti è uscito a ottobre 2014 con un buon successo ma le vicissitudini fallimentari della Movie Films italiana hanno posticipato l’uscita in Italia dal gennaio 2015 al giugno 2015 grazie all’intervento della Lucky Red che lo distribuisce nelle sale. Un vero peccato perché il film è, alla fine uno dei più interessanti del 2014. Non un capolavoro e nemmeno un film che si ricorderà tra decenni ma la visione è ricca di tensione e di giusta atmosfera bellica.
David Ayer creatore del soggetto nonché sceneggiatore, regista e produttore del film dichiara nelle note di produzione di aver voluto inserire nel film le classiche caratteristiche dei militari che abbiamo visto diverse volte in altre opere. Si tratta di caratteri dei vari personaggi al limite dello stereotipo e che formano una squadra di commilitoni in cui ognuno non ha solo un ruolo ben preciso ma è anche rappresentanza di una qualità tipica del soldato e dell’uomo medio. Questi stereotipi son stati poi calati nella realtà immaginata e documentata degli anni 40 e della seconda guerra mondiale.
Operazione discretamente riuscita. Abbiamo quindi a capo della squadriglia un Brad Pitt insolito ma tenace, carismatico, un militare che si fa rispettare dai suoi sottoposti e che ha ben in mente la missione come unico scopo di vita. Ha combattuto i tedeschi in Francia, li ha combattuti in Belgio e ora uccide tedeschi in Germania. La visione dal suo punto di vista è chiara:la Germania e i militari tedeschi sono il male supremo. Shia LaBeouf è invece il militare devoto e religioso, si sente investito del potere divino di combattere il male e confida nella preghiera e nella Fede per portar a termine la missione. Mentre abbiamo anche il punto di vista del messicano interpretato da Michael Pena e del violento a parole e disadattato impersonato da un segnato John Bernthal è poi nel personaggio “Norman Machine” intepretato da Logan Lerman che Ayer trasferisce il punto di vista dello spettatore. E’ l’ultimo arrivato e deve rimpiazzare un compagno morto. Male addestrato in quanto letteralmente catapultato in zona di guerra nel 1945, Norman viene preso sotto l’ala protettrice di Don “Wardaddy” Collier (Brad Pitt) per accelerare la sua formazione e talvolta anche con metodi violenti psicologicamente. E’ l’impatto crudo con la guerra e con uomini stanchi da anni di combattimenti.
Se la struttura narrativa e recitativa tra i diversi personaggi è ben caratterizzata, lo stesso si può dire per ambientazioni (è stato girato comunque nelle campagne inglesi) e scenografia molto ben curati. Le scene di guerra son coinvolgenti e piene di pathos se si eccettua una minima esagerazione nel far apparire i nostri protagonisti un po’ supereroi quasi imbattibili.
Tecnicamente un buon prodotto e un film godibile. Delle ottime manovre con i cingolati. L’appunto principale si può fare sull’inspiegabile scia colorata lasciata dagli spari, più vicina alla visione da “videogioco” dei combattimenti che alla realtà dei fatti. A tratti sembrava essere piombati in un episodio di Star Wars. Uno scivolone abbastanza grossolano che si poteva evitare facilmente.
Voto: 7