La nuova commedia di Genovesi sorprende e delude allo stesso tempo. Un’opera “acqua e sapone” che estremizza con tatto gli elementi tipici delle telenovelas e li parodia con risultati alternativamente riusciti.
La vicenda si svolge tutta tra gli inquilini di un palazzo di una non meglio precisata città, negli ultimi 3 giorni dell’anno, con la neve che cade debolmente e incessantemente. Il protagonista Francesco (De Luigi) è ancora innamorato della ex Anna (Capotondi), la quale gli annuncia di essere incinta di un altro uomo. Paolo (Memphis) aspetta un figlio dalla moglie ma viene assalito da dubbi in merito alla propria sessualità perchè crede di aver un debole per Francesco. Arriva nel palazzo la bellissima Francesca (Sednaoui) il cui ex fidanzato si è appena suicidato al primo piano mentre Alice (Francini) è una star di una nota soap opera televisiva con la passione per gli uomini in divisa. Gianni e Mario (Ale e Franz), sono gli esilaranti fratelli legati strettamente da un incidente che costringe Mario su una sedia a rotelle. Tutti questi personaggi vivranno tre giorni pieni di colpi di scena, alla fine della quale la vita di tutti si ritroverà irrimediabilmente cambiata.
Soap Opera vuole prendere in prestito gli elementi tipici del genere di cui porta il nome, amplificarli e accelerarli al punto da ironizzare su quasi tutti i passaggi drammatici che questo genere di telefilm presenta abitualmente. I tradimenti finti o reali, le gravidanze vere o presunte, la malattia ingannevole o mortale, la corruzione pubblica limpida oppure occulta vengono fatte risaltare e velocizzate come a prendere un po’ in giro, a ridicolizzare alcuni passaggi narrativi. Ne esce una sorta di commedia teatrale al cinema che risulta gradevole, leggera, mai pesante e pacata nei ritmi. Non tutte le scene sono riuscite perfettamente e molte son le gag alle quali il regista ricorre per risollevare un po’ il ritmo e l’attenzione con alterni risultati perchè se alcune trovate e battute strappano delle fragorose risate, altre situazioni non vanno al di là di un semplice sorriso.
La regia volutamente teatrale più che cinematografica ha elementi che richiamano le atmosfere delle pièces teatrali spagnoli o francesi. La sceneggiatura infatti deriva da un soggetto teatrale dello stesso Genovesi, mai portata in teatro ma il regista ha avuto modo di spendere risorse umane e finanziarie per ricreare una scenografia che lascia volontariamente intravedere che si è per quasi tutto il tempo all’interno di un teatro o degli studi teatrali anche quando si tratta di riprendere degli esterni.
Ottima la sequenza iniziale un po’ alla “rumori fuori scena”, buoni i dialoghi anche se non sempre riempiono la scena. Buona la prova degli attori, Caterina Guzzanti anche con un semplice cameo fa nuovamente vedere la sua bravura. Più limitati nell’agire De Luigi, Menphis, Capotondi e Abatantuono. Particolare l’interpretazione di Ale e Franz che svolgono il compito per i quali son stati ingaggiati, quei gemelli in perenne conflitto e affetto tra loro.
Grazie alla particolare scenografia e alla particolare scelta registica il film merita una sufficienza che altrimenti non avrebbe perché in fin dei conti la trama risulta telefonata e vuota, ma forse anche questo è voluto proprio come in qualsiasi Soap Opera dove si parte, si fan diecimila puntate e poi si scopre di essere di nuovo allo stesso punto dell’inizio delle vicende con qualche figlio, tradimento, matrimonio in più.
Voto: 6