Katia (Francesca Ferrazzo) e Andrea (Michele Degirolamo) sono i nomi dei protagonisti di questo film che prende spunto dalla vicenda di Erika e Omar di Novi Ligure. Cristian Scardigno, alla sua prima regia in un lungometraggio rivisita i delitti di quella sera presentandoci i personaggi e le dinamiche interiori che hanno spinto i due adolescenti al folle gesto.
Milano, Cinema Beltrade: un cinema piccolo, di parrocchia, che resiste alle multisala unicamente perché la scelta delle proiezioni cade su film di nicchia, d’essay si direbbe con il parlare di un tempo, in pratica la sala proietta film di produzioni indipendenti. E’ il caso dell’ Underdog Film, casa di produzione di Cristian Scardigno e soci ideatori, produttori e distributori del film “Amoreodio”. Film nato più di 2 anni fa nella mente dello scrittore e regista Scardigno e approdato nelle 15 sale in tutta Italia dal 9 ottobre dopo aver viaggiato per i festival di mezzo mondo.
La proiezione, la prima a Milano (eccezion fatta per la proiezione privata del pomeriggio in Bocconi) è fissata per le 21.30. Mi preparo per tempo e alle 21 son già lì incrociando e salutando Cristian sin da subito, breve colloquio e poi dritti a partecipare alla presentazione del cast (che potete leggere nel prossimo articolo).
Le luci in sala si spengono e l’atmosfera si fa subito densa, con un rallenty la vicenda inizia con i classici titoli d’apertura. Una scelta stilistica azzeccata che mette in risalto sin da subito la noia lenta dei due protagonisti con un mondo tutto attorno che viaggia veloce e che non ha nessuna intenzione di aspettarli.
Il film prosegue con picchi che sottolineano il vuoto di emozioni di Katia in contrapposizione agli abissi raggiunti dall’animo di odio che la stessa Katia nutre per sua madre, i suoi genitori, la sua stessa vita.
Katia non vuole essere più comandata dai genitori, si sente prigioniera di una vita che non riesce a vivere e individua nella madre l’obiettivo da uccidere per avere quella libertà che tanto rincorre. Convince anche il suo ragazzo Andrea, che, senza non poche perplessità decide di rendersi complice di questo delitto solo per amore della ragazza.
A delitto avvenuto, e, a farne le spese è anche il fratellino di Katia, i due amanti si ritroveranno ancora più braccati da quella finta libertà che inseguivano. Katia e Andrea si tradiscono e vengono traditi da una vicenda più grande di loro, le indagini non si concludono nel film, non è necessario, abbiamo nell’ultima magistrale scena un quadro perfetto di come si risolverà la cosa.
Scardigno mette in scena una vicenda complessa, ed è un bel coraggio farlo alla sua prima opera cinematografica. La regia, non priva di difetti di gioventù e a causa di mezzi di produzione validi ma non all’altezza delle produzioni hollywoodiane a cui i più esigenti son abituati, è scorrevole, intrigante, quasi mai banale, funzionale al testo e alla vicenda. Il rallenty è usato con parsimonia e solo in poche occasioni se ne poteva far a meno. Forse la regia è ancora un po’ legata al mondo dei cortometraggi da cui proviene con quei lunghi pianosequenza o quelle pause tra una scena e l’altra ma per questo film, per questa vicenda il silenzio in alcuni punti rende ancora più l’idea dell’assordante vuoto interiore dei protagonisti e dell’assordante ricerca del tutto che alla fine è “niente” quotidiano attraverso videoporno, chat, amori clandestini, tradimenti, alcool, fumo,…
Ottima la fotografia, buona la sceneggiatura, ottima l’interpretazione di Francesca Ferrazzo, non a caso premio come miglior attrice al festival del cinema italiano di Annecy, e buona recitazione di tutto il cast.
Alla fine considerando che il film è una produzione low budget, o meglio, come viene detto dai produttori una produzione love budget (perché fatta con amore), il film è riuscito benissimo e con una buona qualità finale. Auguriamo a Cristian un grande successo con questo film e con i prossimi.
Voto: 7